Antonio Sant'Elia

 
 
Sant'Elìa, Antonio. - Architetto (n. Como 1888 - m. in guerra, a Monfalcone, 1916). Dopo il conseguimento, a Como, del diploma di capomastro edile (1905), seguì i corsi dell'Accademia di Brera (1909-11) e nel 1912 si laureò in architettura a Bologna. Fin dalla produzione di disegni del 1911, da cui ancora traspare la lezione di O. Wagner e della Secessione viennese, S. inizia a sviluppare una propria ricerca formale sempre più attenta ai processi di industrializzazione sensibili all'uso dei nuovi materiali edilizî (cemento armato, ferro, vetro, ecc.). Critico nei confronti del classicismo accademico e dell'art nouveau che dominavano il linguaggio architettonico italiano del periodo, i suoi disegni mostrano, di contro, una caratteristica presenza dinamica di linee oblique, forme ellittiche, torri di distribuzione e smistamento del traffico, strade su più livelli, in un ricercato rapporto tra le soluzioni volumetrico-spaziali degli edifici e la città. Ipotesi progettuali che trovarono una dimensione teorica nei due manifesti pubblicati nel 1914: il primo, intitolato Messaggio, fu scritto come presentazione dei suoi disegni in occasione della mostra a Milano del gruppo Nuove Tendenze (fondato nel 1912 con l'architetto M. Chiattone e altri letterati e artisti); il secondo è il Manifesto dell'architettura futurista con cui S. si colloca decisamente all'interno del movimento futurista di cui faceva parte dal 1912. La sua attività fu interrotta dallo scoppio della guerra a cui partecipò come volontario. Pur avendo costruito poco, S. rimane tra le figure di rilievo dell'architettura italiana del sec. 20º in sintonia con le linee di sviluppo del Movimento moderno. Le sue due sole opere realizzate sono la villa Elisi a San Maurizio sopra Como (1911, in collab. con lo scultore G. Fontana) e il monumento ai caduti realizzato sempre a Como, sulla base di un suo disegno del 1914, da G. e A. Terragni (1931-33). Una notevole quantità di disegni prodotti negli anni 1913-14 (ville, torri, ponti, fari, officine, stazioni, ecc., raccolti ed esposti a Como nel museo a lui intitolato) danno comunque corpo, in assenza di architetture realizzate, alla sua ideale visione della città.

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