Ignazio Gardella

 
 
di Stefano Guidarini

GARDELLA, Ignazio Mario

La famiglia e gli anni della formazione

Nacque a Milano il 30 marzo 1905 da Arnaldo e Rosa Balsari, primogenito, seguito dalle sorelle Laura (1906-1990) e Camilla (1914-2000).

La famiglia Gardella, originaria genovese, vantava una lunga tradizione nella professione di architetto e ingegnere. Il bisnonno Ignazio (1803-1867) era stato architetto, allievo di Carlo Barabino a Genova nella prima metà dell’Ottocento, il nonno Jacopo (1845-1926) era architetto ed il padre Arnaldo (1873-1928) ingegnere civile.

Intorno ai 18 anni Gardella decise di non usare il proprio nome originale di battesimo – Mario – e di firmarsi Ignazio, come il bisnonno, secondo una precisa idea di continuità familiare e professionale. Durante gli anni della gioventù ebbe modo di prendere contatto con l’architettura tramite l’influenza diretta del nonno e del padre. Egli stesso raccontò in più di un’occasione che fu spinto a studiare e a ridisegnare gli ordini classici dai trattati di architettura della biblioteca di famiglia, oggi custodita nella casa degli antenati materni a Oleggio (Novara).

Nel 1924, dopo aver frequentato il liceo classico Berchet di Milano, Ignazio s’iscrisse alla facoltà di Ingegneria Civile del Politecnico di Milano. Questa scelta, oltre che segnare una linea di continuità con l’attività della famiglia, era dettata anche da una precisa opportunità professionale, perché in quel periodo la figura dell’architetto (la cui istituzione era avvenuta nel 1919) era parzialmente incompiuta, non essendone ancora stati definiti gli ambiti di competenza rispetto a quelli del titolo di ingegnere. Durante gli anni dell’università, pur frequentando la facoltà di ingegneria, Gardella strinse legami di amicizia con diversi studenti di architettura, tra i quali Franco Albini, Gian Luigi Banfi, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto Nathan Rogers, Giovanni Romano, Luigi Vietti – con i quali condivise numerosi interessi culturali – e iniziò a seguire da vicino lo sviluppo delle idee dell’architettura moderna in ambito internazionale. Nel 1928, ancora studente (conseguì la laurea lo stesso anno), cominciò a collaborare nello studio milanese del padre Arnaldo e del suo socio, l’ingegner Luigi Martini, impegnati in diversi incarichi legati soprattutto all’edilizia ospedaliera ed assistenziale ad Alessandria. Alcuni di questi lavori erano sovvenzionati da Teresio Borsalino, figlio di Giuseppe, il fondatore dell’omonima azienda di cappelli. Tra le famiglie Gardella e Borsalino nacquero in seguito vincoli di parentela, in quanto Ignazio nel 1933 sposò la nipote di Teresio Borsalino, Aura Usuelli (figlia di Celestino Usuelli e Giulia Strada Borsalino), dalla quale ebbe quattro figli: Jacopo anch’egli architetto, Costanza, Maria Teresa e Giovanna.


Gli inizi della professione e il periodo tra le due guerre

Dopo la morte del padre, il giovane Ignazio iniziò la propria attività professionale, con una predisposizione e un’attitudine più vicine a quelle di un architetto che non a quelle di un ingegnere civile. Come dichiarò egli stesso nel 1980, l’esperienza degli studi d’ingegneria gli fu comunque utile, non tanto per le conoscenze tecniche acquisite, ma perché gli permise di sottrarsi – secondo le sue stesse parole – a quella sorta di «complesso d’inferiorità nei confronti della scienza e della tecnica che affligge e condiziona molti architetti» (in Hinterland, n. 13-14, gennaio-giugno 1980, pp. 20-29).

Dopo un viaggio in Germania, durante il quale visitò Düsseldorf, Monaco, Norimberga e Francoforte, nel 1929 ebbe i primi incarichi pubblici ad Alessandria. La sua opera prima fu la chiesa del Sanatorio antitubercolare, un complesso ospedaliero di cui era stato incaricato lo studio del padre. A Milano iniziò a svolgere invece una serie di lavori privati per l’alta borghesia, una committenza della quale diventò uno degli interpreti più significativi.

In questo periodo stabilì un solido legame anche con Edoardo Persico e Giuseppe Pagano, che in quegli anni dirigevano la rivista Casabella, tra le più impegnate nella diffusione delle idee dell’architettura moderna in Italia. Fino al 1936 Gardella privilegiò una personale adesione all’architettura moderna soprattutto attraverso le proprie esperienze progettuali. Le sue prime opere di rilievo furono l’ampliamento di Villa Borletti a Milano (1933-1936), il Dispensario Antitubercolare e il Laboratorio di Igiene e Profilassi di Alessandria (1933-1938), il restauro del teatro Civico di Busto Arsizio (1934-1945) e il progetto per il Concorso per una Torre Littoria in piazza Duomo a Milano (non realizzato, 1934). Fu solo dal 1936 che Gardella iniziò a partecipare ad iniziative di gruppo con altri architetti milanesi, con la Mostra dell’abitazione della VI Triennale di Milano, insieme ad Albini, Giulio Minoletti, Gabriele Mucchi, Giovanni Romano e altri, nella quale si affrontava il tema della standardizzazione degli elementi d’arredo per l’abitazione popolare. Negli anni a seguire partecipò al Concorso per il Monumento alla Vittoria d’Africa in piazzale Fiume a Milano (1937, con Albini, Giancarlo Palanti e Romano); al Piano urbanistico Milano Verde (1938, con Pagano, Albini, Minoletti, Giancarlo Palanti, Giangiacomo Predaval e Romano); al Concorso per il Palazzo della civiltà italiana (1938), con Albini, Romano, Palanti e Bruno Revel) e, nel 1939, al Concorso per il Palazzo dell’Acqua e della Luce all’E42 a Roma con Minoletti, Palanti, Romano e lo scultore Lucio Fontana.

Nel 1939 compì un viaggio in Scandinavia in compagnia di Pagano, durante il quale incontrò Erik Gunnar Asplund, Sven Markelius e Alvar Aalto.

A partire dai primi mesi del 1943 Gardella fu tra i promotori del Piano A.R., un progetto per il nuovo piano regolatore di Milano, che costituì una delle prove più alte degli architetti milanesi, sia per i suoi contenuti culturali, sia per la sua ottimistica volontà di ripensare e ricostruire la città come espressione di una nuova società democratica.

La sigla “A.R.” significava “Architetti Riuniti”. Il gruppo iniziale era composto da Gardella, Albini, Banfi, Piero Bottoni, Mucchi, Peressutti, Romano, Mario Pucci, Aldo Putelli, ai quali si unirono nel 1945 Ezio Cerutti, Barbiano di Belgiojoso (ritornato dal campo di concentramento di Mauthausen-Gusen) e Rogers (rifugiato in Svizzera durante la guerra). Il Piano A.R., dedicato alla memoria di Banfi, morto a Mauthausen-Gusen, fu in seguito presentato al Concorso d’idee per il nuovo Piano regolatore indetto dal Comune di Milano nel 1945. Alcuni dei suoi principali contenuti furono poi rielaborati e trasferiti nel nuovo Piano Regolatore Generale di Milano che fu approvato nel 1953.

Dopoguerra e anni Cinquanta

Gardella fu uno dei protagonisti del dibattito culturale nel periodo della Ricostruzione. Il 20 aprile 1945 fu tra i fondatori del Movimento di Studi per l’Architettura (MSA) – di cui fu presidente dal novembre 1946 al dicembre 1947 – che affrontò i principali temi del dibattito architettonico e urbanistico italiano e internazionale con grande attivismo d’idee e d’iniziative, fino al suo scioglimento avvenuto nel 1961.

Nel 1947 Gardella partecipò al primo Congresso dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), nel corso del quale incontrò Giuseppe Samonà, preside dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV), che lo invitò ad insegnare composizione architettonica. Nel 1949 conseguì la laurea in Architettura presso lo stesso istituto e iniziò l’attività di docente universitario, che lo impegnò fino al 1975.

Ancora nel 1947 Gardella partecipò, insieme a Luigi Caccia Dominioni ed al cultore d’arte Corrado Corradi Dell’Acqua, alla fondazione di Azucena, la prima azienda italiana produttrice di mobili, lampade e oggetti d’arredo in serie. Con Azucena assunse un ruolo di primo piano nella definizione di quel gusto dell’alta borghesia imprenditoriale lombarda che segnò la storia degli anni Cinquanta e Sessanta. Per Azucena Gardella disegnò, dal 1947 al 1970, una trentina di oggetti tra i quali il tavolo ovale, la lampada da tavolo con paralume plissettato, la lampada “Coppa Vetro Chiusa”, la lampada “Doppio Vetro”, la lampada “Arenzano”, la lampada a sospensione “Paolina”.

Nel periodo tra il 1947 e il 1959 Gardella progettò e realizzò le sue opere architettoniche più significative, che confermarono la sua presenza nel dibattito architettonico italiano e internazionale: Casa Tognella, detta “Casa al Parco” a Milano (1947-53), il Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC) della Galleria d’Arte Moderna a Milano (1947-54), la Casa per impiegati Borsalino ad Alessandria (1948-52), la Casa d’abitazione in via Marchiondi a Milano, detta Casa ai Giardini d’Ercole (1949-53, con Anna Castelli Ferrieri e Roberto Menghi), Casa Cicogna, detta Casa alle Zattere a Venezia (1953-58), la mensa Olivetti a Ivrea (1953-59).

Negli anni Cinquanta i progetti di Gardella furono spesso pubblicati sulle principali riviste di architettura, tra le quali Domus diretta da Giò Ponti e Casabella-continuità diretta da Rogers. Nel 1952, insieme a Samonà, Rogers e Albini, promosse a Venezia la scuola internazionale estiva dei Congressi Internazionali di Architettura Moderna (CIAM). Nel 1955 gli fu conferito il Premio Olivetti per l’Architettura, in seguito al quale venne pubblicato, nel 1959, il libro di Giulio Carlo Argan sulla sua opera, per le Edizioni di Comunità.

Nel 1958 Gardella partecipò alla progettazione del Padiglione italiano all’Esposizione Universale di Bruxelles, insieme allo studio BBPR (Barbiano Belgiojoso, Peressutti, Rogers) a Gino Perugini, Ludovico Quaroni, Adolfo De Carlo, Ugo Luccichenti, Vincenzo Monaco. Il progetto interpretava il tema secondo un’ottica neorealista, con un richiamo alla struttura urbana di un tipico villaggio italiano che si adattava alla configurazione orografica del terreno in declivio.

Gardella fu, inoltre, impegnato in diversi progetti sul tema della casa popolare. Oltre al Quartiere Mangiagalli, realizzato a Milano con Albini, partecipò alla messa in opera del quartiere INA-Casa di Cesate (1951-56) ancora con Albini, Gianni Albricci, Enrico Castiglioni e i BBPR, nel quale realizzò un comparto di case a schiera e la chiesa con il complesso parrocchiale (1954-63). Tra il 1957 e il 1963 partecipò anche alla realizzazione del quartiere INA-Casa di via Feltre, insieme a Luciano Baldessari, Castelli Ferrieri, Giancarlo De Carlo, Angelo Mangiarotti e altri architetti coordinati da Gino Pollini.

Nel 1956 Gardella e Marco Zanuso ricevettero l’incarico di realizzare un piano di sviluppo immobiliare per la pineta di Arenzano, un’area di grande pregio paesaggistico vicino a Genova. Qui, fra i suoi principali interventi ad Arenzano vi furono, oltre al piano urbanistico per la Pineta, una serie di edifici residenziali e di ville, il comparto residenziale e l’Albergo con ristorante e piscina di Punta San Martino (con Zanuso), i comparti residenziali Belvedere e Piana delle Fragole (con Caccia Dominioni) e i complessi residenziali al Porto e alla Stazione.


Anni Sessanta e Settanta

Negli anni Sessanta Gardella realizzò due opere di particolare rilevanza: la Chiesa di Sant’Enrico a Metanopoli, San Donato Milanese (1961-65), dedicata alla memoria di Enrico Mattei, e il palazzo degli Uffici tecnici Alfa Romeo ad Arese, vicino a Milano (1968-74), oltre al progetto di concorso per il Teatro Civico di Vicenza, con Castelli Ferrieri e Jacopo Gardella (1969, poi non realizzato).

Nel 1978 trasferì la sede della propria attività professionale ad Arenzano, presso la società di progettazione Mario Valle Engineering (MVE). La collaborazione con Mario Valle gli permise di affrontare la crescente complessità edilizia attraverso la cosiddetta progettazione integrale, che comprendeva la fattibilità economica e urbanistica, la progettazione architettonica, impiantistica, strutturale. Gardella si riservò, in questa organizzazione del lavoro, il ruolo di consulente per la progettazione urbanistica e architettonica. La collaborazione con la MVE vide la realizzazione di importanti progetti: la Facoltà di Architettura di Genova (1975-89), il Monumento ai caduti della lotta partigiana e alle vittime di Piazza della Loggia a Brescia (1980-83), la Stazione Ferroviaria di Lambrate a Milano (1983-2001). Con la Mario Valle Engineering nel 1982 vinse anche il concorso-appalto per la ricostruzione del Teatro Carlo Felice di Genova, che realizzò nel 1990 insieme ad Aldo Rossi, Angelo Sibilla e Fabio Reinhart.

Nel 1977 ricevette la Medaglia d’Oro del Presidente della Repubblica ai benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte. Nel biennio 1989-1990 fu nominato Presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca. Nel 1995 divenne membro onorario del Royal Institute of British Architects (RIBA). Nel 1996 ricevette il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia e la nomina a membro onorario dell’Accademia di Belle Arti di Brera.


Anni Ottanta e Novanta

Nel 1980 Paolo Portoghesi lo invitò a esporre alla Biennale di Venezia intitolata La presenza del passato, alla quale partecipò insieme a Philip Johnson e Mario Ridolfi. Nel 1986 fu invitato dall’architetto spagnolo Rafael Moneo a insegnare come visiting professor alla Harvard Graduate School of Design. In quell’occasione venne allestita una mostra monografica sulla sua opera, nel cui catalogo fu pubblicato il suo importante saggio The last fifty years of Italian Architecture. Reflected in the eye of an architect, (pubblicato in italiano in S. Guidarini, 2002).

Negli anni Ottanta e Novanta Gardella tornò a occuparsi di alcuni progetti di interesse pubblico a Milano, fra i quali l’ampliamento dell’Università Luigi Bocconi di Milano (1990, con Jacopo Gardella e Fabio Nonis), l’immagine architettonica coordinata dei nuovi supermercati Esselunga (1986-2002, con Jacopo Gardella e Nonis), il progetto per la sistemazione di Piazza del Duomo (1988, con Jacopo Gardella, Nonis e Giampiero Peja).

Nel 1991 si tenne un’importante mostra sull’opera di Gardella al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano (PAC), alla quale seguirono quelle alla Heinz Gallery di Londra (1994), a Cremona (1998), a Madrid (1999), a Genova (2006).

Morì a Oleggio (Novara) il 15 marzo 1999.


L’opera e il pensiero: l’arte dell’architettura

Gardella, insieme ai BBPR, Albini, Figini e Pollini, Caccia Dominioni, Vico Magistretti, Asnago e Vender e ad altri architetti dell’area lombarda, fu tra gli interpreti più significativi di una nuova nozione di qualità dell’architettura nel contesto italiano ed europeo. In questo quadro, la figura di Gardella si affermò soprattutto per la particolare capacità di tradurre i connotati ambientali in raffinate espressioni personali, esprimendo uno specifico carattere rispetto al luogo e al tema, senza stilemi artistici pre-costituiti ma lavorando, in particolare, sull’idea di “durata” degli edifici, sulla considerazione della loro “utilità collettiva”, sulla loro consistenza materica e luminosa, sull’idea di spazio, sul valore della costruzione. L’ampio spettro di soluzioni formali espresse nei suoi edifici, nel corso della sua lunga carriera, era legato principalmente alla volontà di dare precise risposte progettuali a ciascun tema di progetto.

Alla base del suo pensiero progettuale, espresso soprattutto attraverso i progetti ma anche tramite interviste, lezioni universitarie e conferenze, vi era una concezione dell’architettura come “arte”, con la convinzione che solo in quanto arte tale l’architettura assolveva il suo impegno sociale. Il progetto di architettura si realizzava – a suo dire – attraverso un’azione razionale di sintesi creativa, che metteva in relazione gli aspetti formali, ambientali, storici, funzionali, tecnici, economici. L’“arte dell’architettura” di Gardella era un’arte applicata, cioè una sintesi di arte e tecnica, il cui risultato si caratterizzava come costruzione utilitaria e come opera artistica.


La funzione, la forma e la tecnica

Negli anni Cinquanta, grazie anche all’impegno teorico di Rogers, direttore della rivista Casabella-continuità, l’opera di Gardella e dei migliori architetti italiani fornì un contributo fondamentale all’evoluzione del pensiero architettonico, stabilendo nuove modalità operative del progetto di architettura rispetto ad alcuni principî del Movimento Moderno che si stavano ormai rivelando rigidi e dogmatici, quali il rapporto con la storia e il concetto di “funzione”. Gardella negò l’oggettività della funzione, proponendo un’evoluzione di questo concetto in termini di “fruizione”, come attributo estetico nella dimensione visiva, come riscoperta della “comodità” dell’abitare e anche, a livello tecnico, come procedimento razionale di costruzione dell’arte. Per lui la risposta architettonica aveva la prerogativa di essere esatta e inequivocabile, in quanto basata su valori artistici e, quindi, assoluti e precisi. Questo concetto classico di precisione dell’arte rappresentava, secondo Gardella, insieme all’antidogmatismo, il carattere sostanziale e ricorrente dell’architettura italiana.

Negli anni Settanta la sua riflessione progettuale si concentrò principalmente sul tema dell’autonomia della forma architettonica e su un ritrovato rigore della costruzione geometrica degli spazi. Egli formulò, in questo periodo, il suo famoso concetto di “forma-idea” contrapposto a quello di “forma-funzione”. Questo sviluppo della sua poetica progettuale fu segnato, in modo particolare, dal progetto per il Teatro Civico di Vicenza del 1969, da lui definito come “una forma primaria”.

Gardella diede un’interpretazione neo-umanistica anche al ruolo della tecnica, in relazione alle trasformazioni che questa poteva indurre nella società. Argan osservò, a tal proposito, che Gardella partiva dalla sua formazione d’ingegnere, essenzialmente tecnologica, verso una finalità architettonica, al contrario di Albini che muoveva invece da una formazione da architetto, essenzialmente artistica, verso una finalità tecnologica (cit. in M. Porta, 1985, p. 11). Questo percorso verso una “finalità architettonica” si ritrovava anche nel metodo di lavoro di Gardella: il progetto era generalmente impostato con schemi planimetrici privi degli spessori dei muri, che contenevano l’idea della forma architettonica e degli aspetti distributivi dell’edificio. L’origine del progetto non era per lui uno schema astratto, ma una forma architettonica vera e propria, peraltro aperta a tutte le possibili trasformazioni. Le soluzioni preliminari dei suoi progetti erano sovente presentate in due o più alternative. In questo modo, accettava il confronto con il committente, secondo i ruoli individuati da Filarete dell’architetto come “madre” e del committente come “padre” del progetto (Filarete, Trattato di architettura, libro II, s.d., circa 1461).


La vita degli edifici e delle idee

Gli edifici di Gardella hanno avuto una vita difficile e tormentata. Molti di essi sono stati distrutti o alterati, per una serie di ragioni spesso riconducibili a un diffuso disinteresse verso la qualità dell’architettura da parte di amministratori, gestori e proprietari. Le Terme di Lacco Ameno d’Ischia furono infelicemente modificate negli anni Novanta; il Quartiere IACP Mangiagalli ha subìto un intervento di “manutenzione” che ha alterato la colorazione delle facciate; la Mensa Olivetti a Ivrea è stata demolita nei suoi spazi interni e la Casa al Parco a Milano è stata snaturata nel 2013 da un sopralzo del tutto sciatto e inadeguato e da altre insensibili modifiche interne e alle facciate esterne.

Altri casi sono stati invece più fortunati: il Dispensario Antitubercolare di Alessandria è stato recuperato negli anni Novanta su progetto dello studio Gardella; il Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, distrutto da un attentato terroristico-mafioso nel 1993, fu ricostruito e rinnovato nel 1996, sempre dallo studio Gardella; la Villa Rozzi a Ivrea è stata invece restaurata nel 2010 con particolare attenzione e cura dai suoi proprietari.

Se alcuni dei suoi edifici hanno avuto una vita difficile, il suo pensiero architettonico è invece destinato a sopravvivere a lungo. L’eredità che Gardella ha lasciato nell’architettura italiana ed europea è infatti molto profonda e, a tutt’oggi, particolarmente importante. Il suo rigore metodologico, la sua curiosità intellettuale, la sua assoluta libertà di pensiero e la sua abilità nell’allargare i limiti del linguaggio architettonico sono un insegnamento di cui molti architetti italiani ed europei fanno tuttora tesoro nel corso della loro attività.

Opere principali

1929-33 Chiesa del sanatorio antitubercolare, Alessandria

1933-39 Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi, Alessandria

1933-36 Ampliamento di Villa Borletti a Milano

1934 Concorso per il Teatro e la Casa Littoria a Oleggio (con Luigi Vietti, 2° premio)

1934 Concorso per una Torre littoria in piazza del Duomo a Milano

1934 Restauro del Teatro Civico, Busto Arsizio

1934-38 Dispensario antitubercolare di Alessandria. Ristrutturato nel 1996 (con Jacopo Gardella e Franco Cuttica)

1936 VI Triennale di Milano. Mostra dell’abitazione (con Franco Albini, Renato Camus, Paolo Clausetti, Giovanni Mazzoleni, Giulio Minoletti, Gabriele Mucchi, Giancarlo Palanti, Giovanni Romano)

1936 Concorso per il Monumento alla Vittoria d’Africa in piazza Fiume a Milano (con Franco Albini, Giancarlo Palanti, Giovanni Romano)

1938 Concorso per il Palazzo della civiltà italiana all’E42, Roma (con Franco Albini, Giancarlo Palanti, Giovanni Romano, Bruno Revel)

1938 Progetto urbanistico Milano Verde (con Franco Albini, Giulio Minoletti, Giuseppe Pagano, Giancarlo Palanti, Giangiacomo Predaval, Giovanni Romano)

1939 Concorso per il Palazzo dell’acqua e della luce all’E42, Roma (con Franco Albini, G. Minoletti, Giancarlo Palanti, Giovanni Romano, scultore Lucio Fontana)

1944-45 Proposta di Piano Regolatore di Milano, detto Piano A.R. (con Franco Albini, Lodovico B. Belgiojoso, Piero Bottoni, Ezio Cerutti, Gabriele Mucchi, Giancarlo Palanti, Enrico Peressutti, Mario Pucci, Aldo Putelli, Ernesto N. Rogers)

1947-53 Casa Tognella, detta “Casa al Parco”, Milano (con Luigi Ghiringhelli)

1947-54 Padiglione d’Arte Contemporanea della Galleria d’Arte Moderna (PAC) in via Palestro a Milano. Distrutto da un attentato nel 1993. Ricostruito nel 1996 (con Jacopo Gardella)

1948-53 Casa per impiegati Borsalino ad Alessandria

1949-53 Casa ai Giardini d’Ercole, via Marchiondi, Milano (con Anna Castelli Ferrieri, Robert Menghi).

1950-52 Quartiere IACP Mangiagalli, via Airaghi, via De Predis, Milano (con Franco Albini)

1950-55 Terme Regina Isabella, Lacco Ameno d’Ischia (con Elena Balsari Berrone)

1951-63 Piano urbanistico del quartiere INA-Casa di Cesate (con Franco Albini, Giovanni Albricci, Lodovico B. Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto N. Rogers). Realizzazione delle case a schiera

1952-61 Villa Rozzi, Ivrea

1953-58 Condominio Cicogna, detta Casa alle Zattere a Venezia

1953-59 Mensa e Circolo ricreativo Olivetti a Ivrea

1954-56 Allestimento delle prime sale della Galleria degli Uffizi, Firenze (con Giovanni Michelucci e Carlo Scarpa)

1954-59 Chiesa ed edifici parrocchiali nel quartiere INA-Casa di Cesate, Milano (con Anna Castelli Ferrieri)

1954 Piano urbanistico per la costruzione di un quartiere turistico residenziale alla Colletta di Arenzano (con Marco Zanuso e Guido Veneziani)

1958 Padiglione italiano all’Expo ‘58, Bruxelles (con Lodovico B. Belgiojoso, Enrico Peressutti, Ernesto N. Rogers, Ludovico Quaroni, Gino Perugini, Adolfo De Carlo)

1956-59 Sistemazione della Raccolta Grassi, Villa Reale di Milano

1956 Quartiere INA-Casa di via Feltre, Milano (con Gino Pollini coordinatore, Mario Bacciocchi, Luciano Baldessari, Giancarlo De Carlo, Gian Luigi Giordani, Angelo Mangiarotti, Mario Terzaghi, Pier Italo Trolli, Tito Varisco)

1958-61 Padiglione dell’Agricoltura alla Fiera Campionaria, Milano

1959-62 Casa in Calle dello Zucchero, Venezia

1961-65 Complesso parrocchiale di Sant’Enrico a Bolgiano, Metanopoli

1963-94 Palazzo di Giustizia, La Spezia (con Mario Valle Engineering)

1968-74 Palazzo per gli uffici tecnici Alfa Romeo, Arese (con Anna Castelli Ferrieri e Jacopo Gardella)

1968-80 Progetto di concorso per il Teatro Civico di Vicenza. Progetto esecutivo 1980, consulenza teatrale di Ezio Frigerio

1969-76 Piano particolareggiato della zona di San Donato e San Silvestro, Genova (con Silvano Larini, Jacopo Gardella, Guido Nardi, Daniele Vitale)

1975-89 Facoltà di Architettura, Genova (con Mario Valle Engineering)

1980. Monumento ai caduti della lotta partigiana e alle vittime di piazza della Loggia, Brescia (con Mario Valle Engineering)

1981-90. Ricostruzione del Teatro Carlo Felice a Genova (con Aldo Rossi, Fabio Reinhart, Angelo Sibilla, Mario Valle Engineering)

1983-1999 Stazione ferroviaria di Lambrate, Milano (con Jacopo Gardella e Mario Valle Engineering)

1988 Progetti per la sistemazione di piazza del Duomo a Milano (con Jacopo Gardella, Fabio Nonis, Giampiero Peia)

1988-1999 Supermercati Esselunga (con Jacopo Gardella, Fabio Nonis)

1990-2000 Ampliamento dell’Università Luigi Bocconi, Milano (con Jacopo Gardella, Fabio Nonis, Giampiero Peia)

 
Principali scritti e testimonianze

1945 Funzioni e forme della città, testo letto a Radio Milano il 20 giugno 1945, Archivio Storico Gardella.

La casa nella città, testo letto a Radio Milano il 4 agosto 1945, Archivio Gardella.

1946 Funzioni della città, testo letto a Radio Milano il 13 febbraio, Archivio Gardella.

Che cos’è la prefabbricazione?, in A-Quindicinale di attualità, architettura, abitazione, arte, n. 5, marzo, p. 6.

Le distruzioni sono immense. A quando la Ricostruzione? Per ora 24 sedute di urbanisti, in A-Quindicinale di attualità, architettura, abitazione, arte, n. 6, aprile, p. 4.

1951 La tecnica e le arti, intervento al Convegno “De divina proportione” al Castello Sforzesco di Milano, 27-29 settembre 1951, ora in La divina proporzione. Triennale 1951, a cura di A.C. Cimoli - F. Irace, Milano 2007, pp. 118-121.

1952 Fedeltà o evasione dalla funzionalità e dalla razionalità?, dibattito tra A. Cavallari-Murat, I. G., L.B. Belgiojoso e C. Mollino, in Atti e rassegna tecnica della società degli ingegneri e degli architetti di Torino, n. 7, pp. 193-201.

1953 Risposta a un’inchiesta sul problema della formazione dell’architetto, in Venezia architettura, n. 1.

Intervento al Convegno della Federazione delle Associazioni italiane di architettura moderna, 25-26 aprile, ora in M. Baffa et al., Il Movimento di Studi per l’Architettura, con contributi di I. G., G. De Carlo, E. Gentili Tedeschi, Roma-Bari 1995, pp. 435 s.

1954 Problemi della prefabbricazione, in Casabella-continuità, n. 203, novembre-dicembre, pp. 58 s., ora in A. Samonà, 1981, cit., pp. 262-264.

1956 Scuola di architettura e corsi di composizione, discorso inaugurale dell’a.a. 1955-56, in Annuario dell’IUAV, Venezia, pp. 29-41.

1959 Esperienza nella scuola per la riforma della scuola, in Annuario dell’IUAV, a.a. 1959-60, pp. 41-50, ora in A. Samonà, 1981, cit., pp. 269-276.

Intervento al dibattito sull’architettura italiana contemporanea, ora in M. Baffa et al., Il Movimento di Studi per l’Architettura, con contributi di I. G., G. De Carlo, E. Gentili Tedeschi, Roma-Bari 1995, pp. 546-548, 552

1961 Sei domande sull’architettura italiana, in Casabella-continuità, n. 251, maggio, pp. 15 s., ora in A. Samonà, 1981, cit., pp. 259-262.

1966 Lezione introduttiva del corso di Elementi di Composizione per l’a.a. 1966-67 allo IUAV, dattiloscritto Archivio Gardella.

1973 La cultura ha fallito. Perché ci siamo seduti, intervista di A. Santini, in L’Europeo, n. 15, p. 26.

1975 Intervento alla Tavola rotonda: Un nuovo modo di costruire la città. Il regolamento edilizio, Milano, 5 maggio, ora in Iuav story, in 10 maestri dell’architettura italiana. Lezioni di progettazione, a cura di M. Montuori, Milano 1988, pp. 59 ss.

1980 Razionalismo e rigenerazione figurativa, dibattito alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano l’8 giugno 1976, con I. G., G. Canella, D. Vitale, L. Patetta, trascritto da M.P. Belski e S. Boidi, in Hinterland, n. 13-14, gennaio-giugno, pp. 20-29.

1977 Funzione dell’architettura moderna, intervista di C. Ferrari, in J.A. Dols, L'architettura oggi, Novara, pp. 9-10 e 56-57, ora in A. Samonà, 1981, cit., pp. 250-257.

1985 I. G.: il ruolo del maestro nella cultura architettonica contemporanea. Sette recenti architetture, intervista di S. Fera, gennaio 1985, inedito, dattiloscritto in Archivio Gardella.

1986 I. G. Entrevista por Daniele Vitale, in Arquitectura. Revista del Colegio Oficial de Arquitectos de Madrid, LVIII, n. 259, marzo-aprile, pp. 11-19; The last fifty years of Italian Architecture. Reflected in the eye of an architect, in I. G. Exhibition Catalogue, a cura di S. Boidi - F. Nonis, prefazione di R. Moneo e saggio di I. G., Cambridge (Mass.), 1986.

1989 Colloquio con Daniele Vitale, Milano, 26 luglio 1985, in I. G., architetto milanese. Dialoghi sulle opere e i pensieri, a cura di G. Pidiello - D. Vitale, Dispensa, Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano.

1990 Il nuovo edificio della Facoltà di Architettura a Genova, Dialogo tra I. G. e Daniele Vitale, in Zodiac, n. 3, gennaio-giugno, pp. 124-147; Materiale e immateriale, in Materia , n. 5, pp. 26-33.

1995 I. G.: la grammatica dello spazio, intervista di S. Fera, in Abitare, n. 347, pp. 57-59; Il confronto delle idee, in M. Baffa et al. Il Movimento di Studi per l’Architettura, con contributi di I. G., G. De Carlo, E. Gentili Tedeschi, Roma-Bari 1995, p. 5 s.; I. G., l’architettura della coralità, in Dialoghi di architettura, a cura di E. Faroldi - M.P. Vettori, Firenze 1995, pp. 61-77.

1996 Conferenza a Barcellona, 20 settembre 1995, prolusione dell’a.a. 1995-96, Escola Tècnica Superior d’Arquitectura de Barcelona, Universitat Politècnica de Catalunya, pp. 9-13.

1997 L’unità in architettura. Antonio Monestiroli intervista I. G., in Area, n. 34, settembre-ottobre, pp. 38-41.

Fonti e bibliografia

L'Archivio Storico della famiglia Gardella – che conserva l'attività di cinque generazioni di architetti tra i quali Ignazio – è depositato ad Oleggio (Novara) dove si conservano fotografie, manoscritti e dattiloscritti preparati per interviste, lezioni, articoli o interventi a convegni e mostre; un'altra parte è a Milano, presso l'omonimo studio.

Altra documentazione, soprattutto disegni, è rintracciabile nell'archivio del Centro Studi e Archivio della Comunicazione - CSAC di Parma, sul quale si veda www.csacparma.it (consultato il 25 luglio 2015).

G. Mazzariol, Umanesimo di Gardella, in Zodiac, n. 2, giugno 1958, pp. 91-110; G.C. Argan, I. G., Milano 1959; A. Rossi, I. G., in A+U, n. 12, luglio 1976, pp. 89-120; Razionalismo e rigenerazione figurativa, a cura di M.P. Belski - S. Boidi, dibattito tra I. G., G. Canella, D. Vitale, L. Patetta, in Hinterland, n. 13-14, gennaio-giugno 1980, pp. 20-29; A. Samonà, I. G. e il professionismo italiano, Roma 1981; I. G. l'Alfa Romeo. Disegni e progetto degli uffici Alfa Romeo di Arese, a cura di L. Fiori - S. Boidi, con saggio introduttivo di F. Tentori, Milano 1982; L'architettura di I. G., a cura di M. Porta, con contributi di G.C. Argan, R. Gabetti, M. Porta, F. Purini, A.C. Quintavalle, G. Romano, A. Rossi, F. Tentori, Milano 1985; I. G. Exhibition Catalogue, a cura di S. Boidi - F. Nonis, con prefazione di R. Moneo e saggio di I. G., Cambridge (Mass.) 1986; I. G. progetti e architetture 1933-1990, a cura di F. Buzzi Ceriani, con contributi di G. Canella, G. Ciucci, F. Dal Co, A. Rossi, D. Vitale, Venezia 1992; M. Morresi, Lezioni di architettura di I. G., in Zodiac, n. 14, settembre 1995-febbraio 1996, pp. 62-89; A. Monestiroli, L’architettura secondo Gardella, Roma-Bari 1997; I. G. architetture, a cura di M.C. Loi et al., con contributi di G. Bianchino, G. Polesello, G.C. Argan, I. G., Milano 1998; S. Guidarini, I. G. nell’architettura italiana. Opere 1929-1999, con contributi di G. Canella - I. G., Milano 2002; I. G. architetto 1905-1999. Costruire le modernità, a cura di M. Casamonti, con contributi di R. Moneo, P. Portoghesi, F. Prati, M. Rosso, M. Casamonti, G. Montanari, A. Monestiroli, A. Cortesi, F. Bucci, S. Guidarini, B. Gabrielli, S. Gabrielli, L. Semerani, D. Vitale, A. Lorenzi, G. Bianchino, S. Riva, P. Pagliari, Milano 2006; A. Monestiroli, I. G., Milano 2009; La Pineta di Arenzano. Architettura e paesaggio. Storia di un’utopia mancata, a cura di M. Franzone - G. Patrone, Milano 2010, con contributi di M. Franzone, G. Patrone, L. Lagomarsino, S. Guidarini, M. Lagomarsino, P. Arosio, P. Timossi; Gardella. Memoria e testimonianza, a cura di S. Boidi, con contributi di M. Biraghi, S. Boidi, P. Bonaretti, E. Bordogna, F. Bucci, G. Canella, M. Fortis, R. Gabaglio, J. Gardella, S. Guidarini, A. Lorenzi, M. Mantelli, A. Monestiroli, G. Montanari, R. Neri, S. Poli, A. Torricelli, D. Vitale, Milano 2012; S. Guidarini, I. G., Milano 2013.

http://www.treccani.it/enciclopedia/ignazio-mario-gardella_(Dizionario-Biografico)/