Luigi Cosenza

 
 
di Alberto White

COSENZA, Luigi. - Nacque a Napoli il 31 luglio 1905 da Raffaele e da Ada Minozzi, ambedue appartenenti alla borghesia cittadina.

Il nonno matemo Achille Minozzi, ingegnere, progettista ed esecutore con altri della rete fognaria di Napoli dopo il colera del 1884, Oltre ad essere appassionato collezionista di opere d'arte napoletane dell'800, fu anche animatore di un salotto frequentato dagli esponenti più interessanti della cultura letteraria, artistica e politica meridionale dell'epoca.

Il giovane C. si formò in questo ambiente stimolante e, dopo aver completato gli studi classici, si iscrisse alla facoltà di ingegneria, conseguendo nel 1928 la laurea con il massimo dei voti nella sezione ponti e strade, con un progetto per il nuovo mercato ittico cittadino. Dopo la laurea, trascorso il periodo del servizio militare di leva, riprese a studiare il problema dell'organizzazione dei commercio ittico, riuscendo ad imporre la sua soluzione, rivelatasi corretta dal punto di vista urbanistico ed architettonico e notevolmente più economica rispetto alla proposta elaborata dal Genio civile.

In questa prima esperienza, già si possono leggere i caratteri peculiari della personalità del C., sintetizzabili in un rigore professionale mirante alla formulazione di proposte edilizie inquadrate sempre nel contesto urbano e definite in un coerente programma formale e funzionale. Negli stessi anni fino al 1931 gli sforzi del C. furono rivolti, da una parte all'acquisizione di esperienze pratiche di cantiere per integrare le conoscenze teoriche degli studi universitari, dall'altra all'ampliamento delle sue basi culturali, essenzialmente tecniche, attraverso frequenti viaggi che lo misero in contatto con le realtà e le personalità più significative della cultura architettonica europea.

Questi interessi e l'esigenza di riflettere criticamente sul lavoro di architetto, lo portarono in contatto con E. Persico, G. Pagano e l'ambiente milanese di Casabella e a collaborare alla rivista fino al 1943.

Dal '34 al '36 il C. si dedicò allo studio dell'architettura minore insieme a Bernard Rudofsky, un giovane architetto viennese di origine polacca, formatosi alla scuola di E. Mendelsohn. La conoscenza, avvenuta in Austria, si consolidò in amicizia nel corso della permanenza in Italia di Rudofsky, il quale collaborò con lo studio dei C. fino al '39, quando emigrò in America. Le ricerèhe sul tema dell'architettura mediterranea, tra l'altro affini agli interessi di G. Pagano, che negli stessi anni si poneva come obbiettivo il recupero della cultura edilizia artigiana e contadina, non erano dettate da malintesi culturali o da tentativi di operazioni mimetiche e pseudo-folkloristiche, ma erano finalizzate alla comprensione della compiuta sintesi di forma e funzione realizzata in questi manufatti.

Villa Oro a Posillipo, i progetti per il Tennis Club a Napoli e per una villa a Positano (quest'ultimo su richiesta di Domus, che poi lo pubblicò nel n. 137 del 1937), elaborati insieme al Rudofsky, e villa Savarese, sempre a Posillipo, rappresentano il frutto di queste esperienze di studio e dimostrano come il C. seppe cogliere l'essenza intima dell'habitat mediterraneo, elaborando proposte progettuali colte ed aggiornate rispetto alle tendenze architettoniche europee e al tempo stesso inserite e radicate nel contesto ambientale.

Nel 1934 e nel '35 si era cimentato, sempre con Rudofsky, nei concorsi nazionali per il palazzo Littorio e per il nuovo Auditorium a Roma, vincendo il primo premio ex aequo nel secondo tema.

Richiamato alle armi, dal 1940 al 1942 prestò servizio come ufficiale di collegamento all'estero e con tale incarico compì numerose missioni in Francia, Belgio, Olanda, Germania, Romania e Russia. Ottenuto il congedo nel giugno del 1942, riprese le ricerche sull'architettura e si impegnò nella stesura di un piano urbanistico regionale della Campania su incarico di Adriano Olivetti.

Nel dopoguerra il C. studiò ancora l'architettura minore e nel corso dell'esperienza universitaria, chiarendo il suo pensiero sulle scuole di architettura, così si esprimeva: "L'insegnamento parte in queste scuole da un riordinamento di tutto il materiale fornito dalle testimonianze architettoniche antiche e recenti dei vari paesi, da una valutazione dei suoi aspetti nel quadro degli sviluppi storici delle varie civiltà, da un'analisi comparativa della evoluzione dell'arte e della tecnica di costruire nei vari tempi e nelle varie regioni. Valuta i rapporti fra le trasformazioni avvenute nelle grandi strutture auliche, per opera dei maestri, e la continuità dell'architettura rurale, espressa dalle produzioni spontanee degli anonimi artigiani, disseminate un po' dovunque, nelle città e nelle campagne … Escludendo ogni sopravalutazione romantica o polemica, queste forme, nate da ispirazioni di semplice geometria, libere da pregiudizi e simbolismi, vanno considerate nel loro reale valore di insegnamento, nella partecipazione diretta e totale dell'artefice, nel legarne con la vita e la tradizione popolare, nell'immediatezza della ispirazione, nella omogeneità, nella costante, serena coerenza della loro semplice unità. Insegnamenti non trascurabili, ma vitali sopratutto per l'orientamento che imprimono alla nostra indagine, nei settori dell'ambiente, dei materiali, delle influenze sulle forme e sui rapporti uomo-architettura" (Esperienze di architettura, Napoli 1950, pp. 10, 14).

Il periodo che va dal 1943 al '50, caratterizzato dalla ricostruzione, vide il C. impegnato nella soluzione dei problemi urbanistici di Napoli e nella progettazione e realizzazione di numerosi quartieri di abitazione. Il piano generale di Napoli del 1945 e il piano per la ricostruzione di via Marittima dell'anno seguente sono due esempi delle sue impostazioni urbanistiche, che ancora oggi, nonostante gli stravolgimenti edilizi subiti dalla città, sono di estrema attualità, in quanto strumenti che sottendono una idea di città, definita nelle sue parti da realizzare con successivi interventi edilizi (cfr. S. Bisogni, in L. C. …, 1985).

Nel campo delle abitazioni il C. si adoperò per elaborare e diffondere una nuova cultura impostata sulla ricerca di tipi edilizi formalmente e funzionalmente innovativi e sulla sperimentazione di tecnologie avanzate. Convinto che l'elevazione dello standard abitativo fosse possibile soltanto attraverso la razionalizzazione dei processi produttivi e la riduzione dei costi, fondò già nel 1947 il Centro studi per l'edilizia presso la facoltà di ingegneria di Napoli (Cesun) e riuscì ad ottenere dallo Stato i fondi per allestire un cantiere sperimentale a Torre Ranieri di Posillipo, dove nel periodo 1949-57, in varie fasi, mise in atto tecniche di industrializzazione e di prefabbricazione per costruire sedici edifici di alloggi economici e popolari.In questi stessi anni e fino al 1958 si dedicò alla didattica ed alla ricerca presso la facoltà di ingegneria: assistente volontario dal 1948 e libero docente in composizione dal 1949, nel 1950 ebbe l'idoneità alla cattedra di architettura e composizione. Svolse corsi di composizione e di progettazione e condusse studi e sperimentazioni con A. Galli e M. Pagano all'interno del Cesun, ma i suoi rapporti con il mondo accademico napoletano furono così difficili da costringerlo, nel '58, alle dimissioni.

Nel condannare il disordine urbanistico il C. non si limitò ad individuarne le cause strutturali ma esortò i tecnici ad assumersi la loro parte di responsabilità. Nel 1960, in occasione del convegno o La cultura nella società italiana", egli così si esprimeva: "la condizione fondamentale perché le nostre città non continuino a svilupparsi disordinatamente, consuman do il nostro corpo e contrastando il nostro spirito, offendendo con la loro decadenza la nostra dignità di uomini moderni, consiste nel riconoscere il legame indissolubile della creazione architettonica con la soluzione dei problemi urbanistici. A questo riconoscimento deve far seguito conseguentemente la ferma condanna di tutti i cedimenti, di ogni forma di rinunzia a trasformare la realtà, respingendo la proclamazione dei procedimenti caso per caso, la giustificazione del bel pezzo di architettura incastonato nel caos edilizio" (L. C. …, 1985, p. 49).

Nel 1951-52 Adriano Olivetti gli dette l'opportunità di realizzare la fabbrica e il quartiere della società omonima a Pozzuoli.

La qualità fonnale di queste due opere e degli edifici della società Olivetti, considerati unanimemente tra i brani più significativi dell'architettura moderna italiana, sta appunto nella raggiunta sintesi architettonica e paesistica di aspetti tecnici, produttivi e socioculturali, comuni alla sensibilità del committente e del progettista.

Nello stesso periodo il C. metteva a punto il progetto per il nuovo politecnico, i cui lavori iniziarono nel 1953 e proseguirono fino al '65. Convinto che lo sviluppodel Meridione dovesse poggiare le sue basi innanzitutto sulla creazione di strutture moderne e adeguate alla formazione di nuove leve tecniche e scientifiche, egli riuscì a costituire un gruppo di lavoro formato da tecnici e artisti di prim'ordine e a realizzare un'opera corale. Il decennio 1960-70 lo vide impegnato principalmente in un lavoro di sensibilizzazione capillare dell'opinione pubblica ai problemi urbanistici e in una azione diretta a sollecitare le amministrazioni comunali a mettere in atto gli strumenti di pianificazione intercomunale, per affrontare su scala territoriale adeguata i grandi temi delle comunicazioni, dei servizi, dello sviluppo dell'agricoltura, delle localizzazioni industriali e delle espansioni residenziali. Dopo il fallimento di questa esperienza, il C. elaborò diversi piani comunali, inquadrando correttamente le previsioni negli ambiti territoriali definiti dagli studi precedenti. Il piano territoriale paesistico dell'isola di Procida e il piano regolatore generale di Ercolano sono due esempi di metodologia interdisciplinare, in cui le preesistenze ambientali archeologiche ed architettoniche non solo vengono salvaguardate, ma sono valorizzate ed inserite nel contesto dello sviluppo urbanistico. Nel campo edilizio continuò la ricerca sulla casa unifamil iare con diversi progetti interessanti, realizzò lo stabilimento Landis-Gyr a Salerno (1962-66), l'ampliamento della Galleria d'arte moderna a Roma (1968-73) e la nuova Centrale regionale campana dei latte (1968-81). Attivo fino agli ultimi anni di vita, continuò a lavorare con pazienza e tenacia sui temi urbanistici, proseguì le ricerche nel campo dell'industrializzazione edilizia, portò a compimento alcuni progetti, realizzò degli edifici scolastici tra i quali si ricorda la scuola media a Bagnoli. Gli studi per la ricostruzione del centro urbano di Napoli devastato dal sisma, effettuati nel 1981, sono l'ultima testimonianza della sua fede nella operosità fondata sulla ragione.

Morì a Napoli il 3 apr. 1984.

Le sue posizioni culturali e morali lo indussero inevitabilmente a rifiutare qualsiasi rapporto con l'ufficialità del regime fascista e a maturare un impegno politico civile e democratico, entrando in contatto con i circoli progressisti napoletani. L'attività politica e l'adesione al partito comunista nel 1943 non gli impedirono di avere e di manifestare sempre autonomia intellettuale ed indipendenza di giudizio, dimostrando continuità con la migliore tradizione dei pensiero razionalista meridionale. Così come durante il regime si tenne fuori da iniziative, sia pure allettanti, come la Mostra d'Oltremare e, nel periodo laurino e del centrosinistra, condannò i misfatti urbanistici, anche nelle vicende della ricostruzione, dopo il terremoto che colpi Napoli nel novembre 1980, mantenne una posizione critica nei confronti dell'operato della giunta di sinistra.

Convinto che per Napoli la ricostruzione fosse l'unica occasione per riqualificare la struttura urbana, il C. volle concorrere alla definizione di un programma edilizio razionale nell'ambito di corrette scelte pianificatorie e urbanistiche; riscontrata successivamente l'assenza di tali presupposti, si dissociò, motivando pubblicamente il suo dissenso con diverse relazioni scritte e interventi (dal dicembre '80 fino al 1983), che documentano la coerenza del suo atteggiamento e la validità delle sue opinioni.

Fu membro effettivo dell'Istituto nazionale di urbanistica, consigliere del Centro studi per l'abitazione presso il CNR, membro attivo del gruppo italiano dei Congressi internazionali di architettura moderna (CIAM), consigliere co munale dei PCI a Napoli dal 1952 al '64 membro effettivo dell'Accademia Pontaniana.

Tra i suoi principali scritti si ricordano: Esperienze di architettura, Napoli 1950; Progetto per la sede del politecnico di Napoli, in Metron, V (1950), n. 38, pp. 21-25; Industrializzazione nell'edilizia, Salerno 1974; Storia della abitazione, Milano 1974.

I progetti, i disegni, gli studi, le ricerche e gli scritti del C., sono conservati dalla famiglia a Napoli che ne sta curando l'ordinamento.

Fonti e Bibl.: G. Pagano, Un architetto: L. C., in Casabella, 1936, n. 100, pp. 6-,7; R. Giolli, Due teatri di L. C., in Casabella/Costruzioni, 1939, n. 133, pp. 14-19; E. Vittoria, Nuovi quartieri popolari a Napoli, in Metron, IV (1949), n. 33-34, pp. 16-32; M. Labò-R. Guiducci, Stabilimento Olivetti a Pozzuoli, in Casabellal Continuità, 1955, n. 206, pp. 57-74; Gli impianti Olivetti a Pozzuoli, in Architettura-Cronache e storia, I (1955), n. 2, pp. 176-189; Il nuovo politecnico di Napoli, ibid., II (1956), n. 12, pp. 418-423; C. Maltese, Storia dell'arte in Italia 1875-1943, Torino 1960, pp. 420, 432; P. Ricci, Itinerario di un razionalista a Napoli: l'opera di L. C., in Architettura-Cronache e storia, XV (1969), n. 160, pp. 707-722; B. Zevi, L. C. e M. Nizzoli a Pozzuoli. Operai e impiegati in un paesaggio anti-neutrale, in Cronache di architettura, I, Bari 1971, pp. 450-453; Id., Storia dell'architettura moderna, Torino 1975, pp. 219, 399, 571; C. De Seta, La cultura architettonica in Italia tra le due guerre, II, Bari 1978, p. 320; A. La Stella, in Annitrenta (catal.), Milano 1983, pp. 237 s., 243, 550; A. Belluzzi-C. Conforti, Architettura italiana 1944-84, Bari 1985, pp. 9, 15-17, 84; L. C.: l'uomo - il compagno, Napoli 1985; M. Tafuri, Storia dell'architettura italiana 1944-1985, Torino 1986, p. 49; L. C. L'opera completa (catal.), a cura di G. Cosenza-F. D. Moccia, Napoli 1987.


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